Durante la quarantena ci sono mancati molto, perché gli abbracci sono in grado di scatenare nel nostro corpo meccanismi biologici che creano una vera e propria dipendenza. No, non vi parlerò degli esperimenti della De Pauw University (USA) che confermano come le persone si abbracciano quando vogliono comunicare amore o affetto. Non menzionerò neanche gli studi di Sonia Canterini, neurobiologa dell’Università la Sapienza, a testimonianza che gli abbracci stimolano la produzione di una forte quantità di ossitocina, l’ormone che riduce lo stress, rende più empatici e rafforza i legami. E non parlerò neanche di quanto gli abbracci siano fondamentali per i bambini che con questo gesto di affetto acquistano fiducia negli altri e nelle proprie capacità. Diciamolo… non è che ci servono prove scientifiche per credere nel potere rigenerante e amorevole di un abbraccio!
Ma ci siamo mai resi conto che non esistono solo gli abbracci fisici?
Anche un luogo, un ambiente, uno spazio possono trasmettere quella sensazione avvolgente e protettiva tipica di un abbraccio. O una città. Prendete ad esempio Bologna con i suoi portici… chi ci è nato e li ha sempre vissuti, come me, non ci fa caso ma mi è bastata una chiacchierata con chi a Bologna ci vive per scelta, per percepire sotto una luce diversa questa città e i suoi portici, questo susseguirsi quasi ininterrotto di colonne e archi dalla forma rotonda come rotondo è un abbraccio. Se ci fate caso, i voltoni sembrano circondare amorevolmente il passante quasi a proteggerlo e accompagnarlo nella sua camminata, frenetica o rilassante che sia. Ecco di cosa vi volevo parlare: dell’abbraccio architettonico 😊